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Esempio di analisi grafologica comparativa

Questo tipo di analisi psicologica vuole mettere in evidenza gli eventuali blocchi emotivi presenti nel soggetto in questione, in relazione all’ambiente familiare di quest’ultimo.

 
scrittura del soggetto
 

Il soggetto evidenzia una energia vitale di buon livello, con esigenza di esprimersi in ampiezza.
Esiste una buona organizzazione psicofisica di fondo, in quanto lo scrivente, con la sua scioltezza e disponibilità, dispone e ottiene ciò che più gli è confacente.Sa conquistarsi le simpatie di chi gli sta intorno e risulta quindi adattivo rispetto ai rapporti interpersonali che gli risultano facili e che egli sa sollecitare.
La capacità di comprensione è buona, anche se,della realtà relativa ai vari stimoli che lo colpiscono egli coglie gli aspetti più suggestivi e più direttamente coinvolgenti nella dimensione “sensazione”.
Possiede senso estetico e, nei rapporti con gli altri, sa commisurarsi, adeguando il suo bisogno di approvazione a modi accattivanti e gentili che inducono gli altri ad accettarlo e a considerarlo positivamente.
La gratificazione ottenuta attraverso tali processi ha incentivato questa forma di comportamento espressivo, tanto da costituire la sua abituale modalità di rapportarsi.
In tal modo il soggetto si è costruito una identità esteriore, un abito, che non emana però dalla genuina consapevolezza della propria vera identità, ma dall’esigenza di convivenza con la sua realtà. Egli non trova eccessive difficoltà nei rapporti con gli altri, nel senso che sa adattarsi alle varie situazioni. Ma tale adattamento riflette, in ultima analisi, la preoccupazione di essere accettato dall’ambiente. Ciò gli può provocare anche momenti di ansia, per lui inspiegabili.
Comunque egli si muove, nella ricerca dell’accettazione, accentuando anche una certa grazia gestuale insieme alla pacatezza dei modi e del colloquiare.
I meccanismi finora evidenziati nel proporsi all’ambiente, sono raffigurabili e rintracciabili più in caratteristiche “anima” che “animus”; come tali essi sono attuati e vissuti, anche se manca, di essi, la consapevolezza profonda che deriva dalla coscientizzazione di sé. Dal punto di vista emotivo, il soggetto vive, come già detto, la dimensione sensazione, con risonanze immediate e coinvolgenti della propria affettività, bisognoso di contatti e di “toccare con mano” la rispondenza al proprio sentire.
Per quanto riguarda le caratteristiche della sessualità psicofisica dello scrivente, egli non si è identificato nella identità di genere né di ruolo, in quanto vive, come già detto, allineato alle istanze tipiche del suo essere “anima”. Ma tale dimensione non fa capo ad una chiara identificazione; essa appare più come una “facciata” vissuta come identità, ma in effetti più vicina all’immaginario del soggetto. Essa costituisce in ultima analisi una fuga da quella realtà che rappresenta, per il soggetto, fonte di ansia e di preoccupazione.

Analizzando l’impronta grafica dello scrivente e rapportandola a quelle dell’ambiente parentale, si nota come la suddetta impronta si allinei prevalentemente a quella della madre.
Il figlio possiede come la madre, una forte componente del temperamento dell’attesa.
Tale temperamento, nel caso in questione, si riallaccia all’influenza persistente delle influenze passate sull’azione e sulle relazioni attuali.
Essendo ridotta la forza propulsiva dell’assalto, come capacità di affrontare la realtà con autonomia e fiducia nelle proprie risorse, è facile che l’istinto di difesa assuma forme devianti. Nel nostro caso, lo scrivente, più che assumere atteggiamenti dissimulativi nei confronti dell’ambiente, si è nascosto a sé stesso, continuamente rinviando una presa di coscienza e quasi attendendo che gli eventi decidessero per lui. L’identificazione con il padre non è stata attuata, limitandosi ad assorbire i “modi” esteriori “positivi” del rapportarsi di questo all’esterno.
Non è avvenuta, nello stesso tempo, una identificazione con la figura materna. Nella madre, infatti, il temperamento dell’attesa si configura nella sottostante insicurezza; nel figlio, l’attesa indica l’atteggiamento verso l’ambiente tinto di amabilità e di savoirfaire per il bisogno di essere accettato, di appoggiarsi, di sentirsi amato. Da questo quadro scaturisce la personalità del soggetto, ferma ad uno stadio che si è avvalso di un “modo” di apparire, di un “modo” di essere, di una controfigura di sé, dove la coscientizzazione di una ben definita identità personale avrebbe comportato un certo “abbandono” da parte degli altri e la perdita di quel mondo ormai ritenuto sufficientemente gratificante per continuare a vivere.

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